Gli overachiever.
Ma esistono davvero gli overachiever?
Si sente spesso parlare di performance e underachiever. Avete invece mai sentito il termine «overachiever»? Normalmente è riferito ad una persona che riesce ad ottenere risultati straordinari attraverso l’impegno e la motivazione.
Ma esistono davvero gli overachiever?
In centri americani, ai bambini che vanno in valutazione vengono proposti sia test del QI che test di achievement che misurano la performance in diverse aree. Quello che è stato osservato al Gifted Development Center è che se un bambino ottiene un punteggio maggiore in un test di achievement rispetto al test del QI significa che siamo di fronte ad una sottostima del punteggio del QI.
In Italia ho spesso sentito dire che il test del QI misura la performance in alcune aree. Esiste inoltre molta enfasi sulla prestazione, la dedizione e l’impegno, presi a parametro distintivo e caratterizzante della giftedness. È comune sentir dire che, se non esercitata e alimentata, la plusdotazione svanisce. Quindi, che ruolo ha l’impegno nell’ambito della giftedness? Qualsiasi sia la terminologia che vogliamo utilizzare, ha senso focalizzarsi sulla performance?
Sebbene nei test del QI ci siano alcuni elementi che hanno a che fare con il rendimento, il significato del test è quello di individuare la capacità e modalità di ragionamento.
Che significato ha quindi avere una performance, che implica studio, impegno e dedizione, superiore a quelle che sono le proprie capacità?
In realtà la performance non rappresenta mai il quadro completo di ciò di cui si è capaci. Rappresenta piuttosto la prestazione in un momento preciso. La capacità di ragionamento (astratto), che viene descritta dal test del QI, è sempre maggiore della performance.
La risposta alla domanda iniziale, quindi, è no: gli overachiever non esistono! Con impegno e dedizione non è comunque possibile superare le proprie capacità.
Da “Still Gifted After All These Years!”, Conversation with CAGT — Linda Silverman
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