Parliamo agli altri di giftedness?
Nessuno ha il diritto morale di imporre dei limiti ad un bambino allo scopo di far sentire meglio un altro. (Stephanie Tolan)
Non parlando di giftedness o dicendo ai nostri figli di non parlarne con gli altri, stiamo inviando loro un messaggio confuso. Stiamo dicendo loro: Sii orgoglioso delle tue capacità, ma non far sapere a nessuno che le hai.
“By not discussing giftedness, or by telling your gifted child to avoid mention of it around others, you are sending a confusing mixed message: Be proud of your abilities, but don’t let anyone know that you have them.” – James Delisle
Molto spesso, troppo spesso, gli individui gifted non se la sentono di mostrarsi per quello che sono veramente perché hanno paura di essere additati come presuntuosi.
Molto spesso, troppo spesso, i genitori nascondono la giftedness dei propri figli, nel tentativo di preservarli da spiacevoli interazioni sociali.
Sebbene molti genitori considerino la giftedness in maniera positiva, sono però spesso riluttanti a parlarne apertamente anche con i loro figli per paura che si “montino la testa”, e li incoraggiano a fare altrettanto con gli altri, per non farli sentire a disagio. Certo, un po’ di umiltà non guasta, ma quando il bambino arriva a trovarsi in imbarazzo se la parola “gifted” entra nel discorso, e a vergognarsi di se stesso per quel che è, allora capiamo che gli adulti intorno a lui hanno sbagliato.
È invece opportuno parlare apertamente ai bambini, con un linguaggio adatto alla loro età, e allo stesso tempo farli parlare e raccontare cosa per loro significa essere gifted. Fare notare loro come “il voler passare del tempo con ragazzi più grandi” è, per esempio, un tratto comune a molti gifted. Questo crea un senso di appartenenza molto importante, che li fa sentire tranquilli nel loro “sentirsi diversi”.
È molto probabile che il bambino chiederà al genitore se anche lui è gifted. Questa è una domanda molto importante per il bambino che va alla ricerca del “Tu mamma/papà sei come me?”. Apre la strada ad un’onesta analisi della parola “gifted”, senza vergogna e pudori, che crea un legame forte nella famiglia.
Purtroppo, molti genitori si troveranno di fronte a qualcuno che sostiene: “Tutti i bambini sono gifted”. Vero che ogni bambino è un individuo unico e speciale, ma pochi sono gifted. Questa frase, ahimè molto comune, ha l’intento di concludere una conversazione che è percepita come scomoda. Ha l’intento di imporre una visione di “diritto all’uguaglianza”, che non fa altro invece che negare l’esistenza della giftedness. Come sostiene Stephanie Tolan: Nessuno ha il diritto morale di imporre dei limiti ad un bambino allo scopo di far sentire meglio un altro (“No one has the moral right to hold one child back to make another child feel better”).
È per questo che è importante parlare di giftedness ai bambini, parlare agli altri dei bambini gifted e di tutti i gifted che bambini non sono più. È dovere di tutti rispettare gli individui gifted come meritano e fare sì che da bambini si sentano protetti e compresi, invece di imporre loro paure e sensi di colpa ingiustificabili. Solo così potranno sviluppare appieno la loro straordinaria personalità.
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Da: “Understanding your gifted child from the Inside Out”, di James Delisle
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