“In parte gifted”?

La child-centered philosophy di Annemarie Roeper.1

Si può dire di essere “in parte gifted”? Seguendo il pensiero di Annemarie Roeper possiamo rispondere: “No, non si può dire di essere “in parte gifted”. Non si può essere gifted in alcune aree e non in altre.”

Questa semplice domanda evidenzia la differenza tra i concetti di “giftedness” e “talento”, che nel tempo si sono affermati come i fondamenti di due modi molto diversi di intendere la giftedness. Da un lato c’è il “talent development”, in cui la “giftedness” viene intesa come la capacità (effettiva o potenziale) dell’individuo di sviluppare uno o più talenti in maniera marcatamente più avanzata rispetto agli altri, e il riconoscimento dei risultati da parte della società. Dall’altra parte si ha la filosofia portata avanti dalla dottoressa Linda Silverman (attualmente uno dei maggiori esperti mondiali nel campo della giftedness) che si definisce come “child centered”, in cui la giftedness è considerata un tratto innato della personalità dell’individuo che pervade ogni aspetto dell’esistenza a prescindere dal riconoscimento di un qualche talento da parte del mondo esterno. Questo articolo intende introdurre la filosofia “child centered”, che purtroppo, pur essendo diffusa in altri paesi e sostenuta da alcuni dei maggiori esperti mondiali, in Italia rimane al momento poco conosciuta, con notevolissimi svantaggi — a parere di chi scrive — per la popolazione gifted in generale, ed i bambini in particolare.

Nella sua presentazione “Two Hearts in a Garden of Ethics: Leta Hollingworth and Annemarie Roeper”2, alla conferenza NAGC (National Association for Gifted Children) del 2016, Linda Silverman illustra con alcune frasi la filosofia della child-centeredness.

“La child-centeredness è una “personale” relazione con il bambino, che rispetta l’unicità dei suoi diritti di uguaglianza, delle qualità personali, dei sentimenti, idee, preferenze, stile di apprendimento, interessi. Comunica al bambino: “Tu sei importante, molto più importante dei tuoi voti, del tuo potenziale, della direzione futura della tua vita. Hai diritto ad essere ascoltato. Voglio sapere cosa provi e cosa pensi. Sono interessato a te come persona. Sei mai stato visto non per il tuo potenziale, non per ciò che fai per gli altri, ma per chi sei veramente?” 2,3

Molti definiscono la giftedness in relazione allo sviluppo cognitivo o del talento, inquadrando il bambino gifted per ciò che fa, è capace di fare o per il suo potenziale di riuscire in determinati campi, e non per chi è dentro. Non ne riconoscono le emozioni, che differiscono profondamente da quelle degli altri bambini. Non guardano a ciò che motiva il bambino. Annemarie Roeper nella sua esperienza quotidiana invece osserva l’IO complesso del bambino gifted, che è guidato da un suo personale percorso interiore.

La child-centeredness si basa sul concetto di realizzazione dell’IO, rispettando la crescita e l’unicità di ciascun membro della comunità e la conseguente interdipendenza reciproca. Nel mondo della giftedness, la child-centered philosophy di Annemarie Roeper ha continuato e consolidato una diversa prospettiva nell’interpretazione dei bambini e degli adulti gifted. Sebbene non sia stata certamente la prima a sostenere che il tener conto dell’aspetto interiore del bambino dovesse essere l’unico scopo della società, per avere uno sviluppo armonioso e sano della personalità degli individui,4 Annemarie Roeper si è soffermata in particolare sull’importanza di queste osservazioni per i bambini gifted, andando oltre il rapporto del bambino con la struttura educativa, per includere quella che è invece la crescita complessiva del bambino come individuo. Nell’ambito della giftedness, il concetto di realizzazione dell’IO si contrappone al concetto di educazione al successo e riconoscimento esterno, in cui si pone l’accento su ciò che si riesce a produrre piuttosto che su ciò che si è come esseri umani.

Nella sua vita condivisa con gli individui gifted, e come spiega nei suoi scritti, Annemarie pone l’enfasi sul complesso sviluppo, conscio e inconscio, della loro personalità. Partendo dall’osservazione di come la struttura dell’IO del bambino gifted sia diversa — nella sua profonda consapevolezza, nel centro della sua vita interiore, nella sua eccezionalmente complessa visione del mondo — ci chiarisce la ragione per cui non si può dire che un bambino sia “in parte gifted” – cioè gifted in alcune aree e non in altre.

Come tutti noi, Annemarie riconosce che i bambini differiscono enormemente nei loro talenti e abilità. Sottolinea però come il modo in cui si sviluppano sia funzione dell’IO. I bambini gifted sono guidati dal loro progetto interiore. Hanno la profonda necessità di dare un senso al mondo, di capirlo, di condurlo e di avere un impatto su di esso. Questa può originare dalle loro innate abilità, dai talenti che hanno, ma la motivazione per sviluppare i talenti viene dalla necessità interiore del loro IO di esprimere se stesso. In altre parole, è la creatività stessa che si origina nell’IO e la sua espressione è una necessità della persona.

È per questo che è fondamentale che la complessità del bambino gifted sia evidenziata, capita e alimentata. Togliendo al bambino l’opportunità di espressione creativa, l’IO soffre e non cresce. L’errore commesso spesso dalla società è quello di cercare di trovare strategie per far adeguare il gifted alle aspettative altrui, invece di capire, supportare e sviluppare la vita interiore del bambino, enormemente ricca e complessa. Per questo motivo l’IO può spesso entrare in conflitto con le aspettative del mondo circostante (in maniera tanto più evidente quanto più è elevato il grado di giftedness). Questo conflitto è allora visto come un difetto del bambino, quando invece è dovuto all’incapacità del mondo esterno (sia adulti che coetanei) di comprendere la visione dell’individuo gifted. Annemarie Roeper osserva esplicitamente come, nella maggioranza dei casi, i “problemi” sono creati dal modo in cui l’ambiente interagisce con il bambino gifted, non dal bambino stesso.

In ultima analisi la sopravvivenza dell’IO è il primo obiettivo inconscio del bambino. Solo se il bambino sentirà di essere supportato nella sua crescita dall’ambiente circostante si fiderà di noi. Questo bisogno di fiducia che arriva dall’IO del bambino gifted dipende dal riconoscimento e supporto di ciò che lo guida nel suo bisogno di imparare e crescere. In questa visione la creatività è una necessità dell’IO e non un obbligo verso la società.


1Reflections from Annemarie Roeper – A personal statement of Philosophy of George and Annemarie Roeper – https://www.positivedisintegration.com/Roeper1996.pdf

2“Two Hearts in a Garden of Ethics: Leta Hollingworth and Annemarie Roeper” di Linda Silverman – https://www.youtube.com/watch?v=RBJBxGqFlXU

3“Child-centeredness is an “I-Thou” relationship with a child, which honors this unique individual’s equal rights, personal qualities, feelings, ideas, preferences, learning style, interests. It conveys to the child: You are important, much more important than your grades, than your potential, than the future direction of your life. You are worth listening to. I want to know what you feel and what you think. I am interested in you as a person. Have you ever been really seen, not for your potential, not for what you do for others, but for who you are?” (Linda Silverman)

4Theories and the Good: Toward Child-Centered Gifted Education, di Barry A. Grant e Michael M. Piechowski


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(Riferimenti verificati in gennaio 2020)

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